Intervista a Bi, curatore di “Italo-disco-70” al Palazzone.
S: Com'è nata l’idea della mostra?
Bi: Dalla mia passione per gli anni Settanta: lotta di popolo, assemblee, revolution-revolution. Io li ho visti nei film e le assicuro che sono stati una rivelazione. Allora gli italiani sapevano quello che volevano, invece oggi come oggi questo paese è un frullato che non sa di niente: tanto fumo e niente canne. Nei Settanta c’era un groove…50 euro.
S: Scatto alla risposta?
Bi: Sì. 50 euro.
S: Accidenti! Beh, senta, tra i giovani mi pare ci siano tante idee già viste, c’è chi impacca la casa come un Christo con la fregola, chi moltiplica le porte di Duchamp in un armadio IKEA, quell’altro cita Bacon facendo il pendolare tra Modica e Milano…forse per trovare il nuovo bisognava cercare in un’altra direzione, non tra i bisnipotini dei famosi bisnonni, fuori dalle strade già segnate, no?
Bi: No, ho scelto quelli giusti. Lei sbaglia a chiamarli copioni, è una questione di groove, e il miglior groove resta quello degli anni Settanta, faceva ballare la pista. Si ricorda le Sister Sledge? E Boninsegna? Eroi intramontabili. L’artista di cui lei parla non fa pacchi col fiocco, il suo video è come un raptus, una sveltina. Mi piaceva com’è pettinato. Sembra uno degli anni Settanta. Allora l’ho messo in pista, in mostra. 50 euro.
A: Mi ha colpito la stanzetta piena zeppa dei lavori di quel signore che ha l’hobby dell’arte. Dove l’ha scovato?
Bi: Volevo esporre Melotti, ma era già prenotato da altri, allora ho cercato in giro un Melotti2 e ho trovato questo qui. 50 euro
A: Che mi dice di quell’installazione fatta di legnetti e pezzi di cartoncino, sulla quale sono inciampato (non mi ricordo se al primo o al secondo piano)?
Bi: Vede, quando mi sono trasferito in USA in cerca di fortuna con la valigia di cartone e i quadri di cartone come tutti gli italo-disco-emigranti, ho incontrato a Ellis Island un sacco di amici artisti. Ragazzi poveri, simpatici straccioni (com’ero anch’io) che si arrangiavano, cercavano di sfangarsela. Facevano installazioni da quattro soldi usando materiali di recupero. Creazioni che solo il critico, con la sua PAROLA può legittimare come opere d’arte nel sistema. Mi interessa la PAROLA del critico come atto di redenzione. E’ così che si fa il groove. E se parlo di groove mi viene da ballare, già scodinzolo, mi si muove la coda, vorrei fare un can-can. Chiamiamo anche l’Oleg K? 50 euro.
A: La mostra si apre e si chiude con la stessa immagine. Corpi stecchiti spiaccicati sul bel pavimento marmoreo del Palazzone. Perché?
Bi: La sua domanda ne sottintende, in realtà, due. Una intelligente e una scema. Alla seconda rispondo subito. Mi piacciono i contrasti. Adoro mettere i cadaveri nel museo, fotografare un atto rivoluzionario, potenzialmente sovversivo, ma presentarlo chiuso in bacheca, mummificato, morente. Funziona per far ballare la pista. Alla prima non rispondo. Lasciamola morire così, con un lenzuolino bianco sopra (50 euro).
A:Sì ma….
Bi: 50 euro.
A: ..
Bi: 50 euro
Bi: Sì. 50 euro.
S: Accidenti! Beh, senta, tra i giovani mi pare ci siano tante idee già viste, c’è chi impacca la casa come un Christo con la fregola, chi moltiplica le porte di Duchamp in un armadio IKEA, quell’altro cita Bacon facendo il pendolare tra Modica e Milano…forse per trovare il nuovo bisognava cercare in un’altra direzione, non tra i bisnipotini dei famosi bisnonni, fuori dalle strade già segnate, no?
Bi: No, ho scelto quelli giusti. Lei sbaglia a chiamarli copioni, è una questione di groove, e il miglior groove resta quello degli anni Settanta, faceva ballare la pista. Si ricorda le Sister Sledge? E Boninsegna? Eroi intramontabili. L’artista di cui lei parla non fa pacchi col fiocco, il suo video è come un raptus, una sveltina. Mi piaceva com’è pettinato. Sembra uno degli anni Settanta. Allora l’ho messo in pista, in mostra. 50 euro.
A: Mi ha colpito la stanzetta piena zeppa dei lavori di quel signore che ha l’hobby dell’arte. Dove l’ha scovato?
Bi: Volevo esporre Melotti, ma era già prenotato da altri, allora ho cercato in giro un Melotti2 e ho trovato questo qui. 50 euro
A: Che mi dice di quell’installazione fatta di legnetti e pezzi di cartoncino, sulla quale sono inciampato (non mi ricordo se al primo o al secondo piano)?
Bi: Vede, quando mi sono trasferito in USA in cerca di fortuna con la valigia di cartone e i quadri di cartone come tutti gli italo-disco-emigranti, ho incontrato a Ellis Island un sacco di amici artisti. Ragazzi poveri, simpatici straccioni (com’ero anch’io) che si arrangiavano, cercavano di sfangarsela. Facevano installazioni da quattro soldi usando materiali di recupero. Creazioni che solo il critico, con la sua PAROLA può legittimare come opere d’arte nel sistema. Mi interessa la PAROLA del critico come atto di redenzione. E’ così che si fa il groove. E se parlo di groove mi viene da ballare, già scodinzolo, mi si muove la coda, vorrei fare un can-can. Chiamiamo anche l’Oleg K? 50 euro.
A: La mostra si apre e si chiude con la stessa immagine. Corpi stecchiti spiaccicati sul bel pavimento marmoreo del Palazzone. Perché?
Bi: La sua domanda ne sottintende, in realtà, due. Una intelligente e una scema. Alla seconda rispondo subito. Mi piacciono i contrasti. Adoro mettere i cadaveri nel museo, fotografare un atto rivoluzionario, potenzialmente sovversivo, ma presentarlo chiuso in bacheca, mummificato, morente. Funziona per far ballare la pista. Alla prima non rispondo. Lasciamola morire così, con un lenzuolino bianco sopra (50 euro).
A:Sì ma….
Bi: 50 euro.
A: ..
Bi: 50 euro